THE (BLACK) HOLE
FEDERICA FERZOCO – ARTE COME ANTIDOTO ALLA SOFFERENZA / 380 CM

SCULTURA – Arte e tecnica dello scolpire, cioè di raffigurare il mondo esterno, o meglio di esprimere l’intuizione artistica per mezzo di materiale opportunamente modellato; con valore concreto, l’opera stessa. Nella denominazione di s. si comprende ogni opera plastica (…), sia essa scolpita (…), plasmata in materia cedevole (…), fusa (…) o ottenuta dalla saldatura di pezzi metallici o dall’aggregazione di materiali diversi tridimensionali. (treccani.it/enciclopedia/scultura)

Federica Ferzoco presenta un gruppo scultoreo apparentemente immateriale, dove un velo sottile divide lo spazio vuoto in due parti, senza toglierne la visibilità e contemporaneamente facendoci percepire delle presenze. Le figure emergono nelle loro forme umane palesemente riconoscibili, delicate nella loro leggerezza e trasparenza. Una tecnica plastica innovativa riconducibile all’azione di plasmare una garza; quindi non attribuibile alla scultura classicamente scolpita o modellata, ma un calco. Un calco come testimonianza di qualcosa di reale, figure umane o oggetti. Come fotografie tridimensionali dove il filtro è il materiale stesso, che nella sua trasparenza ci fa continuare con l’occhio all’interno del volume e  contemporaneamente, con la sua delicatezza ci ricorda l’incapacità dell’autore nel gestirne la durata nel tempo o la precisione delle forme analizzate.

Nella superficie del velo si sviluppano figure che abitano lo spazio di the (black) hole, diventando un tutt’uno con la pienezza di questo luogo. Uno spazio espositivo di circa 12,93 metri cubi, completamente visibile all’occhio del fruitore, sopra e sotto / dentro e fuori la garza. Garza che diventa un piano impalpabile, materialmente quasi “un niente”. Un niente che riempie la fisicità di The black hole facendola diventare essa stessa opera. La visuale dell’alto e gli scalini presenti obbligano l’artista alla progettazione di una forma installativa ben precisa e ad abitare il luogo espositivo con figure in posizioni determinate, creando un’opera site specific che ha senso solo qui. Oltre alle specificità formali dello spazio, altri elementi entrano in gioco con la realizzazione del progetto, come la luminosità (quasi assente quella naturale) e l’umidità che influirà sicuramente nell’arco del periodo di apertura della mostra pari ad un anno.

In questa installazione, l’artista ci racconta un intero percorso intimo. “L’arte era un alibi che spostava il punto dell’attenzione da me a lei”. A partire dal 2012, dopo almeno cinque sedici (dal 1996) anni di sperimentazione di calchi con la garza fatte su parti del corpo, Federica Ferzoco riconosce che l’arte è stato, fino ad allora, il suo rifugio per riporre ed affrontare il suo vissuto personale, comprese debolezze, stranezze e fragilità rappresentate molto bene dalla trasparenza di questo materiale.

Un antidoto per il dolore composto da metodo, procedimenti, tecnica, conoscenza dei materiali, trasparenza, leggerezza, fragilità, delicatezza e relazioni. Relazioni inevitabili sia con i luoghi di realizzazione delle sculture per le loro caratteristiche di umidità, areazione, luminosità; e relazioni soprattutto umane, in quanto le opere sono spesso calchi di persone, amici ma non solo, che si prestano a questa esperienza. Relazioni che si basano sulla fiducia che si dà all’artista magari conosciuta quasi trent’anni oppure tre giorni fa. La persona che decide di farsi fare il calco con la garza, accetta di stare quasi un’ora sotto questo velo matericamente leggero ma simbolicamente forte; accetta di restare immobile e bagnato per qualche decina di minuti, decide di farsi asciugare con fonti di calore con la speranza che non diventino troppo eccessive all’improvviso. E anche questa relazione nata dalla necessità di un procedimento tecnico/artistico, diventa antidoto per entrambi. L’antidoto sottoforma di arte, o la sua consapevolezza, ha portato ad altri dieci anni di attività artistica caratterizzata da questa forma espressiva e nel 2022, FF accetta e trasforma le sofferenze e gli sconforti “guariti dal fare arte” riconoscendo il suo percorso di crescita e di conclusione di un periodo; sentendosi pronta a partire dall’installazione/azione per la mostra “ARTE#ANTIDOTO presso la Biblioteca di Viganò, Luglio 2022” a condividere questo percorso con studenti e studentesse lasciando loro, come un maestro lascia in eredità un sapere, una competenza tecnica che racchiude simbolicamente molti altri contenuti.

“Tutto è portare a termine e poi generare. Lasciar compiersi ogni impressione e ogni germe d’un sentimento dentro di sé, nel buio, nell’indicibile, nell’inconscio irraggiungibile alla propria ragione, e attendere con profonda umiltà e pazienza l’ora del parto d’una nuova chiarezza: questo solo si chiama vivere da artista: nel comprender come nel creare” (Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta, 1903/1908 – Adelphi 1999)

Quest’anno Federica Ferzoco, ha accettato di condividere questa azione artistica anche con gli studenti del Liceo Artistico Angelo Frattini, che nella giornata di Giovedì 18 maggio, sotto le indicazioni dell’artista, hanno posato sotto la garza, realizzato l’opera plastico/scultorea, documentato l’intera performance.

L’appuntamento è tra un anno, dove insieme agli stessi studenti, l’artista riavvolgerà l’opera inevitabilmente mutata dal tempo, memoria di relazioni e condivisioni come antidoti alla sofferenza soprattutto in un luogo dell’istruzione dove la specificità è FARE ARTE.

Claudia Canavesi Aprile 2023

nonmuseo