Casa Trono, 2011
Percorso permanente di sculture, pista ciclabile lungo il Torrente Farfa
Oasi Farfa, Monopoli in Sabina, RI
Installazione
Travertino sabino
cm. 600×400
“Dare esistenza ad una forma il cui valore non è l’assolutezza né lo permanenza, ma il processo di composizione.” (Germano Celant)
La natura e l’arte: dal pittoresco all’architettura del paesaggio. L’intento dell’uomo d’intervenire perennemente sull’ambiente che lo circonda sia per la sua sopravvivenza che per il desiderio estetico, ma anche narcisistico, corrotto e di onnipotenza di sentirsi al di sopra dei fenomeni naturali. Millenni di stratificazioni che testimoniano il passaggio umano convivono silenziosa-mente come velature nella nostra realtà. Il confine tra intervento umano e arte, tra creazione e manufatto, si cela in un angolo remoto delle nostre facoltà intellettive ed emotive, in quella piccola parte di poesia e misticismo che circonda il nostro quotidiano. Le forme dell’arte contemporanea hanno comportato un’implosione dei parametri costitutivi di un manufatto: i progressi sanciti dai movimenti di avanguardia del XX secolo hanno incanalato la comprensione di un’opera verso traguardi sensoriali, concettuali e virtuali. Le parole assumano senso dal momento in cui penetrano il pensiero degli individui così come la fruizione di un’opera d’arte attraversa canali soggettivi. Non vi sono “principi” con i quali stabilire il gusto individuale come per l’etica: il tutto risiede nella propria coscienza. La bellezza, come la morale, viene collegata allo spirito di un’epoca, di una cultura e di un luogo: eppure in ogni stagione artistica si è potuto parlare di “arte impegnata” nell’accezione per cui dietro ad un’immagine o una scultura risiedeva un messaggio intimo dell’artista da decifrare. Ecco allora il senso di accompagnare un percorso nella natura con opere d’arte: quello di offrire un messaggio poetico ed etico alla collettività, e al contempo, proporre in territori distanti dai fulcri culturali, la possibilità di confrontarsi con l’evoluzione più attuale delle forme artistiche. Un percorso gratuito in cui la speculazione stessa del mercato dell’arte viene annullata dal mo-mento in cui non vi è l’intento della vendita ma la pura libertà creativa che concorre non solo nella difesa di un territorio ma anche nella sua valorizzazione, integrando opere non invasive che ne sottolineano le peculiarità poetiche e le sue bellezze. Giuliano Orsingher ha ideato l’opera “Pietre che si aggiungono ad altre pietre” in cui ha evidenziato una sua personale ricerca artistica tesa al “disporre e riprodurre il rinnovo perenne sul corpo della Natura”; impiegando i ciottoli modellati dalle acque del torrente e innestandoli sulla superficie di una roccia, Orsingher ha voluto sottolineare come la natura stessa contribuisce alla propria rimodulazione. Elemento su cui si è basta anche l’artista milanese Federica Ferzoco la quale con la “Casa Trono” ha reinterpretato attraverso le metrature dell’installazione, la sezione aurea, ricreando la corrispondenza tra la creazione artistica e “l’intima natura simbolica, con le sue leggi perfette di corrispondenze”. L’arte contemporanea rincorrere l’effetto dello spiazzamento, dell’estraniante e di sorpresa per creare nel fruitore una sorta di catarsi rivelatrice: in questo hanno contribuito gli artisti Daniele Jost, Davide Sebastian, Edo-ardo Aruta, la performer Alessia Babrow, Elena Rondini e Monica Renzi. Sebastian, con l’opera “Evoluzione di un innesto”, ha installato una betulla nel sottobosco, riportando in primo piano il fenomeno della globalizzazione, sottolineando la consuetudine dell’importazione di piante che provengono da un altro habitat. L’intervento di Sebastian trova completezza nell’aver individuato negli elementi naturali stessi il contrasto tra materia e colori: quello del tronco della betulla affiancato ai pioppi e alle querce locali. Aruta in maniera concettuale, ripropone una sedia di lkea scolpita in marmo. un’opera dagli innumerevoli rimandi in cui l’artista non solo coglie l’aspetto del consumismo e dello sfruttamento a grande scala, ma al contempo l’artista sottolinea l’idea del nomadismo, associando alla forma della sedia a quello dell’incontro e del confronto di uno scambio di idee in un luogo pub-blico. Infine, Daniele Jost con ‘Costruzione di una linea retta – monumento celebrativo della gravità”, deride in maniera dadaista quello che è la perdita della gravita, quella della “nostra dimensione civile, artificiale e anti-natura”. Attraverso “Kharon is dead?”, una barca in plexiglass costruita con la tecnica giapponese dell’origami, che ospita 14 pescíolini rossi come il numero degli artisti presentati, la Babrow interpella la coscienza individuale sull’aspetto transitorio della vita. An-che l’artista tedesca Marina Buening con l’opera “Don’t disturbi r, allestita in una grotta di calce, invita il pubblico a riflettere sullo spirito del luogo, invitandolo a soffermarsi dinanzi allo spazio per ascoltarne i suoni e osservare le forme della natura. Un concetto affrontato anche da Giacomo Tringali con “Pietre”: alcuni sassi di travertino sui quali sono state scolpite al negativo membra del corpo umano. Tringali ha inscenato una sorta di interattività “primitiva”, in quanto il pubblico potrà interagire con le sculture e avvicinarsi in maniera particolare alla materia e al luogo. Rondini ha creato una sorta di gioco con lo spettatore, spargendo occhi umani e animali lungo il percorso: una sorta di voyeurismo a ritroso, in cui il lupo riscatta la favola di capuccetto rosso. Elementi poetici riscontrabili anche nell’opera “Aquilone” di Elia Udassi che ha immaginato un bambino con un aquilone davanti ad un paesaggio lacustre. Mentre Monica Renzi, propone un’installazione di farfalle disposte sui rami più alti di una quercia, come elemento votivo destinato alla rigenerazione della natura,lo scultore Dylan Sostegni con “Venere madre del Farfa” ha invece reso omaggio al luogo utilizzando elementi naturali e junchi per creare una venere primitiva. In maniera astratta, Pietro Zucca con “Building density of a surface” ha sviluppato una sorta di griglia prospettica attraverso la quale l’impermanenza della struttura trova pienezza e finitezza con il paesaggio. Ma nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d Italia, non poteva mancare un tocco sarcastico e ironico sull’andamento del paese Italia: elemento affrontato dall’artista Off, che ha impostato una denuncia sulle speculazioni edilizie.
Carlotta Degl’Innocenti, Settembre 2011